Gli influencer chiedono un sindacato dedicato

Gli influencer chiedono un sindacato dedicato

Maggio 13, 2021 0 Di Sylvia Allegri

Il ricorso alla tutela da parte di uno specifico sindacato ultimamente sembra essere un argomento centrale. Avevamo già visto come i rider di Just Eat avevano chiesto a gran voce l’intervento di un sindacato per la regolazione della loro professione.

Nelle scorse settimane, però, si sono aggiunti anche gli influencer. In molti però ancora non hanno ben compreso quale sia il ruolo ricoperto da un influencer. Cerchiamo quindi di fare chiarezza e di capire in cosa consiste questa richiesta.

Influencer: chi sono e cosa fanno

Innanzitutto bisogna chiarire che cosa rappresenta, in concreto, la figura dell’influencer. La moda degli influencer è propria dell’ultimo decennio: con l’aumento sempre crescente delle persone raggiungibili tramite il web, alcune personalità sono emerse ricoprendo ruoli di spicco.

Un influencer è infatti un individuo che, grazie al suo nutrito seguito sul web, può arrivare ad influenzare (da cui il termine) l’opinione pubblica. Ciò che viene affermato dagli influencer può quindi fare presa su un pubblico estremamente vasto, condizionandone, per esempio, gli acquisti.

Per questo motivo spesso molti brand instaurano collaborazioni (o partnership) con gli influencer. Tramite questi ultimi, infatti, possono arrivare a un pubblico nutrito ed eterogeneo, con mutuale profitto.

Le piattaforme più utilizzate dagli influencer sono principalmente YouTube, dove si possono caricare video di vario genere, e Instagram, in cui si alternano foto, video e stories temporanee della durata di 24 ore. Recentemente si è aggiunta anche la piattaforma rappresentata da TikTok.

Tra gli influencer più famosi non si può non menzionare la nostrana Chiara Ferragni. Imprenditrice di un impero milionario, si può dire una delle primissime influencer del web. Ha iniziato la sua attività con un blog, molto tempo prima che nascessero i social così come li conosciamo oggi.

Altri influencer famosi a livello mondiale sono Huda Beauty e Jeffree Star nel settore make-up e PewDiePie e Ninja per quello del gaming. Ciononostante non mancano influencer per pressoché qualsiasi ambito.

Influencer e sindacati

Durante il corso del mese di aprile 2021, si sono accese le polemiche circa l’instaurazione di un sindacato anche per chi lavora come influencer. La richiesta è partita da una influencer italiana, Mafalda De Simone. La venticinquenne può vantare, su Instagram, ben 176mila follower, ai quali ha espresso i suoi pensieri.

La sua idea nasce dal fatto che sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna esiste già qualcosa di simile. Negli Stati Uniti ha preso il nome di The Creator Union (abbreviata in TCU). A partire dal 2020, infatti, è stata istituita una sorta di associazione di categoria che si occupa di difendere gli interessi degli influencer.

Nel concreto, il compito di questa associazione di categoria è – anche – quella di supervisionare i contratti che vengono proposti alle star del web e di regolarne lavori, diritti e doveri. Tra i doveri rientrerebbero anche tutti quelli relativi alla divulgazione di contenuti corretti, ma tra i diritti sussisterebbe anche l’eliminazione di discriminazioni tra questo lavoro ed altri.

Sì, perché anche se la generazione dei cosiddetti boomer difficilmente riesce a scendere a patti con questa verità, fare l’influencer è a tutti gli effetti un lavoro. Esiste poi tutto un discorso di tipo fiscale che, al momento, è carente per quanto riguarda gli influencer.

In relazione a questa proposta, come pronosticabile, non sono mancate le critiche. In molti infatti non riescono ancora a concepire la professione dell’influencer come un lavoro “vero”. Un brillante esempio è stato fornito dal sito Dagospia, che li ha etichettati come persone che “non lavorano veramente”.

Un commento che desta quantomeno qualche perplessità, dal momento che quello del web è un settore che, al momento, frutta un giro di affari di milioni di miliardi ogni anno.