Pandemia e mercati finanziari
Giugno 11, 2020La Pandemia tutt’ora in corso ha sconvolto in maniera sostanziale le nostre vite, le nostre abitudini e in molti casi la nostra situazione finanziaria. Un fenomeno che ha riguardato le singole famiglie di tutto il mondo e, più in generale, i mercati finanziari in cui avvengono le manovre economiche che determinano le sorti dell’economia mondiale
La prima fase: l’indifferenza
Nella prima fase di diffusione dell’epidemia i mercati finanziari hanno reagito in maniera blanda, di sostanziale indifferenza. Le principali borse mondiali si trovavano in una fase sostanzialmente positiva ed hanno continuato il loro trend senza grossi sconvolgimenti. In questa fase è probabile che gli investitori abbiano sostanzialmente sottovalutato il problema, immaginando che lo stesso rimanesse confinato a singole porzioni territoriali e non assumesse una connotazione pandemica. L’indice dei titoli tecnologici americani, che prenderemo ad esempio in questo approfondimento, ha toccato subito dopo la metà di febbraio l’importante massimo di 9.750, sintomo di evidente fiducia.
La seconda fase: il grande crollo
E’ nella seconda metà di febbraio che l’epidemia assume una dimensione mondiale e si inizia a parlare di Pandemia. Il lockdown conseguente diventa una prospettiva che, potenzialmente, potrebbe non essere più confinata alla sola Wuhan, e gli investitori iniziano a spaventarsi e a comprendere quali potrebbero essere le conseguenze economiche di un blocco di livello mondiale. Tutti i principali indici mondiali iniziano una discesa rapida e violenta, fino a toccare livelli inimmaginabili fino a pochi giorni prima, subito dopo la metà di marzo. In soli 20 giorni le borse mondiali mandano in fumo diversi anni di guadagni, con conseguenze catastrofiche sul portafogli degli investitori sia istituzionali che retail. Per molte famiglie sono i risparmi di una vita ad andare in fumo, e per molti Traders l’impatto è così forte da determinare l’azzeramento del proprio conto di Trading. L’indice Nasdaq raggiunge, in questi giorni, quota 6.500, perdendo una percentuale enorme in nemmeno un mese.
Il Forex, e cioè il mercato degli scambi valutari, non è esente dalla tempesta. Le prime a fare le spese sono le valute dell’Area Pacifico, come dollaro australiano e neozelandese, che essendo storicamente collegate alle economie asiatiche e alle sorti del Petrolio, subiscono un calo senza precedenti che nel giro di poche settimane porta, ad esempio, il cambio Eur/Aud da 1.60 a 1.97. A seguire però è la volta del dollaro, che risente della brusca frenata dell’economia mondiale e perde vistosamente terreno contro le principali valute concorrenti, e in special modo contro le valute da sempre considerate rifugio, come yen giapponese e franco svizzero.
La terza fase: la ripresa inaspettata
Verso la fine del mese di marzo, nel bel mezzo del lockdown applicato dalla maggior parte delle nazioni europee e non, avviene però un improvviso cambio di rotta: i principali indici mondiali, con l’America in testa, ricominciano una grande corsa rialzista. Questo fenomeno ingenera un atteggiamento interlocutorio da parte di molti analisti, che non trovano ragioni di analisi fondamentale tali da giustificare una risalita così netta, e si vedrà poi, costante. Un forte movimento di rialzo tra l’altro ancora in corso, se si considera che proprio in questi giorni il Nasdaq ha segnato un nuovo massimo intorno a quota 9.800. La proporzione di risalita è stata comunque diversa per gli indici non americani, probabilmente mancanti del traino dei grandi titoli tecnologici.
Anche il Forex in questo periodo ha subito un processo di normalizzazione con un sostanziale ritorno ai livelli pre-crisi, sia per le monete del pacifico che per il dollaro Usa, che in quest’ultima fase della pandemia si è prepotentemente accreditato come nuova valuta rifugio.
E per concludere: il Petrolio
Tutti in questo periodo avranno sentito parlare, almeno una volta, del calo del prezzo del Petrolio, che è stato enormemente penalizzato dal lockdown mondiale e dal conseguente calo della richiesta. Il calo del prezzo era già iniziato, seppur lentamente, dall’inizio del 2020, per poi assumere proporzioni storiche dall’inizio di marzo. E’ intorno alla metà di aprile che il prezzo scende a livelli bassissimi, vicini all’azzeramento, con i Futures che segnano addirittura un valore negativo. Dalla fine di aprile il prezzo inizia una risalita, per poi attestarsi, in questi giorni, a livelli comunque lontani da quelli di febbraio.
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